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Competitività, la ricetta del ministro Guidi

“Senza una svolta espansiva e l’abbandono delle politiche di austerità, gli obiettivi di Europa 2020 resteranno sogni”

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Massimiliano Cassinelli
Da tempo le aziende italiane ed europee chiedono azioni incisive, da parte dei Governi, per rafforzare la competitività sui mercati internazionali. Una richiesta alla quale ha risposto il ministro Federica Guidi in apertura del Consiglio Informale Competitività, che il 20 e il 21 luglio ha visto riunirsi a Milano i principali esponenti delle politiche economiche e industriali continentali.

Proprio nell'ottica dello sviluppo sostenibile, la Guidi ha ricordato come “ la Strategia Europa 2020 continua ad essere la nostra bussola ed è per questo che siamo chiamati ad intervenire nel processo di revisione di tale strategia, nella consapevolezza che la situazione economica attuale richiede al livello politico un contributo più determinato e coerente”. Una 'bussola' che, però, induce la Guidi a fissare un nuovo obiettivo politico: “portare la creazione di valore del settore industriale al 20% del Pil europeo, entro il 2020, inserendo tale obiettivo nella strategia di Europa 2020. Questo richiede una nuova governance industriale europea che sia capace di dare una chiara priorità alla competitività e di porla al centro di tutte politiche microeconomiche europee”.

In questo contesto, lo stesso ministro è apparso disposto a concedere alcune deroghe alle norme restrittive varate negli anni scorsi: “Cresce la consapevolezza di dovere affrontare sfide inedite in termini di competitività dell'industria, difesa ambientale, risorse energetiche e conoscenza. Ma rischia di esserci una profonda contraddizione tra le politiche industriali che servirebbero all'Europa e il quadro di regole restrittive entro cui tutto ciò dovrebbe svolgersi. Senza una svolta espansiva e l'abbandono delle politiche di austerità gli obiettivi di Europa 2020 resteranno sogni nel cassetto”.

Da qui la necessità di “sostenere l'industria ad alta intensità di energia, dove la voce costo dell'energia ricopre ogni anno una parte più che consistente dei costi di produzione, sostenendo il diritto degli Stati membri a determinare la loro politica energetica senza troppi compromessi e nel pieno rispetto del Trattato. Accanto a ciò occorre prevedere delle strategie che promuovano le reti infrastrutturali energetiche e del gas, l'industria elettrica, la chimica verde, le rinnovabili. Al momento manca una visione per l'accompagnamento normativo, finanziario e di riconversione verde di queste industrie”.
Un'ammissione, quest'ultima, dalla quale si evince comunque la mancanza di chiare politiche a livello comunitario.

Competitività, la ricetta del ministro Guidi - Ultima modifica: 2014-07-23T09:54:36+02:00 da Massimiliano Cassinelli