In realtà i dati forniti da Unioncamere vanno nella direzione opposta ed evidenziano una crisi che continua a decimare le imprese italiane. Nei primi tre mesi del 2014, infatti, hanno chiuso oltre 3600 aziende. Il che corrisponde, con semplici calcoli, a 40 chiusure al giorno, ovvero quasi due all'ora. Valori ancora più preoccupanti se confrontati con lo scorso anno, in quanto sono peggiori del 22%.
A questo si aggiungono i dati di un sondaggio Confcommercio-Censis, da cui emerge che otto famiglie su dieci dichiarano di vivere “una sensazione di precarietà e instabilità”. Mentre solo una su cinque ritiene di essere in una “situazione di solidità”.
Da un punto di vista geografico, la crisi continua a colpire in tutto in Paese, con 577 procedure di concordato, in crescita di oltre il 34% rispetto al 2013.
Dal punto di vista geografico, l'aumento dei fallimenti è distribuito in modo omogeneo: +22,8% nel Nord Ovest, +23% nel Centro e +27,8% nel Mezzogiorno. A livello regionale, invece, la Lombardia è al primo posto in termini assoluti, seguita da Lazio e Toscana. In crescita, in particolare, anche i fallimenti nell'industria manifatturiera, un comparto in cui il fenomeno era in calo nel 2013: nel primo trimestre del 2014 si contano 763 fallimenti di imprese industriali, il 22,5% in più dell'anno precedente.