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Intelligenza Artificiale: un mercato ancora piccolo ma con grandi prospettive

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Nicoletta Buora

In Italia, il mercato dei progetti di Intelligenza Artificiale vale appena 85 milioni di euro e solo il 12% delle aziende medio-grandi ha concluso dei progetti. Briciole rispetto ad altri mercati, ma le prospettive sembrano essere enormi. Tra le applicazioni emergenti quella degli smart home speaker e dei robot collaborativi.
Questi, in estrema sintesi, sono i dati emersi dalla ricerca dell'Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano*, presentata al convegno “Artificial Intelligence: on your marks!”, in un’aula gremita di persone, tra operatori professionali e giovani studenti attratti da una materia in piena evoluzione, a testimoniare l’enorme interesse che sta catalizzando l’Artificial Intelligence (AI).
La ricerca, alla sua seconda edizione, ha coinvolto 151 organizzazioni medio –grandi rivelando che, attualmente, solo il 12% delle imprese ha portato a regime almeno un progetto di intelligenza artificiale, mentre quasi una su due non si e ancora mossa, ma sta per farlo (l’8% è in fase di implementazione, il 31% ha in corso dei progetti pilota, il 21% ha stanziato del budget). Tra chi ha già realizzato un progetto, ben il 68% è soddisfatto dei risultati e le soluzioni più diffuse sono quelle di Virtual Assistant/Chatbot. 

Gap di comprensione tra le imprese

L’altro elemento di peso emerso dalla ricerca è la scarsa consapevolezza da parte delle imprese italiane delle reali opportunità. “C’è un evidente gap di comprensione da parte delle aziende, accompagnato da una limitata visione sulle opportunità dell’AI”, ha affermato Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence, in team con Nicola Gatti e Giovanni Miragliotta. “Solo poche realtà hanno colto che ci sono algoritmi in grado di ottenere elevati risultati”.
La maggioranza delle imprese, il 58%, associa l’AI a una tecnologia capace di replicare completamente la mente umana (un concetto che ha poco a che fare con i risvolti pratici della disciplina), il 35% a tecniche come il Machine Learning, il 31% ai soli assistenti virtuali, mentre solo il 14%  ha compreso che l’AI mira a replicare specifiche capacità tipiche dell’essere umano. 
Tuttavia, il 48% delle imprese pensa di conoscere in modo adeguato l’Artificial Intelligence, il 47% in modo superficiale, e solo il 5% dichiara un livello di conoscenza nullo.
Dell’importanza di fare cultura, creando un linguaggio comune tra il mondo della ricerca e quello dell’industria ha parlato Piero Poccianti, presidente AIxIA, l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale. “Oggi le esigenze e i bisogni delle aziende sono molteplici, per questo credo fermamente che sia necessario divulgare la cultura relativa agli strumenti di AI che possono essere adottati”, ha affermato Poccianti. “ Senza una conoscenza approfondita dell’azienda, dei dati e del loro significato e, almeno superficialmente, delle tecniche di AI, il progetto aziendale è destinato al fallimento”.

Facilitare l’adozione dell’AI per creare soluzioni

Attualmente non solo molte le tecnologie già disponibili per realizzare applicazioni di AI e riguardano principalmente l’ambito della Computer Vision. “Esistono poi tecnologie ibride dove i modelli e gli algoritmi sono già disponibili, ma i dati devono essere forniti – spiega Nicola Gatti, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence – ma la maggior parte degli scenari prevede che i dati siano dell’azienda stessa e i modelli e gli algoritmi da sviluppare ad hoc.
Il primo passo è capire quale modello adottare per poi poter sviluppare l’algoritmo. La base per realizzare una soluzione di AI sono i dati. Sarà un esperto di AI a costruire il modello, capire quali sono gli algoritmi disponibili o, eventualmente svilupparli. Questo processo genera molta incertezza in un’azienda che sta facendo un investimento, in merito a vantaggi e opportunità.
Capire le opportunità è, dunque, il primo passo per un’azienda per poi intraprendere un percorso per lo sviluppo di un progetto, ma in questo momento alcune tecniche e tecnologie non sono ancora mature, anche se si renderanno presto disponibili.
“Per questo l’Osservatorio si presta anche ad intraprendere azioni per facilitare la comprensione di tecnologie e tecniche metodologiche per consentire alle  imprese di cogliere le opportunità e avere consapevolezza”, spiega Gatti.  “E’ già partito un programma di workshop e webinar, in collaborazione con Assolombarda, che affronta sia l’aspetto della conoscenza sia quello più tecnico di come sviluppare un progetto”. Le aree di focalizzazione sono principalmente tre: Model Prediction, Deep Learnin e Online  Learning.

Le macrofasi di un progetto e i nuovi ruoli

Soluzioni, Capacità, Metodologie e Tecnologie sono le macrofasi per realizzare  un progetto di Artificial Intelligence. Nella maggior parte dei casi è necessario customizzare applicativi già esistenti o sviluppare nuovi algoritmi, poiché non esistono soluzione pronte. Per questo si rivelano fondamentali alcuni profili specifici, tra cui l’AI Engineer e l’AI Application Architect.
AI Engineer ha le competenze tecniche e tecnologiche per aiutare le imprese nella costruzione del modello e della selezione dei dati e successivamente nell’addestramento  del modello, mentre l’AI Application Architect, che è una figura con competenze sia tecniche che manageriali, ha il ruolo di gestire e organizzare tutte le fasi del progetto.

L’impatto sul mondo del lavoro: AI una necessità più che una minaccia

Rimangono molti gli interrogativi sull’impatto dell’Artificial Intelligence sul lavoro: se da un lato il 33% delle aziende intervistate dichiara di aver dovuto assumere nuove figure professionali qualificate per realizzare soluzioni di AI, dall’altro il 27% ha dovuto ricollocare personale dopo l’introduzione di una soluzione di AI.
L’indagine sul bilancio occupazionale in Italia rivela come l’Artificial Intelligence sia da considerarsi più come un’opportunità che una minaccia: 3,6 milioni di posti di lavoro equivalenti potranno essere sostituiti nei prossimi 15 anni dalle macchine, ma nello stesso periodo a causa della riduzione dell’offerta di lavoro (principalmente per questioni demografiche, ipotizzando continuità sui saldi migratori) e l’incremento di domanda si stima un deficit di circa 4,7 milioni di posti di lavoro nel Paese, da cui emerge un disavanzo positivo di circa 1,1 milioni di posti. (Nicoletta Buora)

Intelligenza Artificiale: un mercato ancora piccolo ma con grandi prospettive - Ultima modifica: 2019-02-22T11:07:13+01:00 da Nicoletta Buora