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Incertezza per la chimica europea, ma cresce quella italiana

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Massimiliano Cassinelli

L'industria chimica europea guarda al futuro con una certa preoccupazione. L'allarme è arrivato dall’Assemblea generale del CEFIC, l’associazione europea dell’industria chimica. Un appuntamento dal quale è emerso il rischio di una progressiva perdita di posizioni a fronte della crescita dei paesi asiatici e delle politiche energetiche di altri continenti, compresi gli Stati Uniti.
Pur in uno scenario dal futuro incerto, Cesare Puccioni, presidente di Federchimica, ha illustrato e commentato in modo positivo la situazione del settore in Italia: “Anche da noi le incertezze sul contesto economico e politico internazionale e sul petrolio stanno giocando negativamente, mantenendo bassi i livelli di domanda e ancora immutata la frammentarietà degli acquisti che ha caratterizzato tutta la lunga crisi”.

Proprio a livello internazionale è stata confermata la supremazia dell’Asia, la cui crescita produttiva di chimica è la più veloce nel mondo. Una situazione in grado di attrarre gli investimenti delle stesse imprese europee, portando la chimica asiatica a primeggiare sia in termini di risorse dedicate a ricerca e sviluppo che di capital investment.
Per il terzo anno consecutivo l’industria chimica in Europa registra invece un andamento negativo delle vendite, passate dai 536 miliardi di euro del 2014 ai 519 del 2015, vedendo diminuire la propria quota sul mercato mondiale dal 17.3% al 14.7%.
“Da anni denunciamo il rischio che l’industria chimica in Europa perda competitività, specie rispetto alla crescita asiatica e al boom dello shale gas negli Stati uniti. E’ urgente agire al più presto per restare sui mercati”, ha spiegato Marco Mensik, direttore Generale Cefic, sottolineando che i costi dell’energia e della burocrazia minano la profittabilità.
“In UE paghiamo l’etilene il doppio che negli USA, nonostante i prezzi bassi del petrolio. L’etilene è la materia prima fondamentale per molti altri settori produttivi e ciò ha un impatto disastroso sulla nostra capacità competitiva”.
Anche gli investimenti hanno un impatto diretto sulla competitività della chimica: gli Stati Uniti hanno annunciato oltre 265 grandi progetti in impianti chimici, valorizzati in oltre 170 miliardi di dollari: Allo stesso tempo, la Cina rimane un mercato molto attrattivo anche sotto il profilo degli investimenti. Di conseguenza l’Europa ha bisogno di aumentare la sua attrattività come luogo dove investire in ricerca e in produzione di sostanze e prodotti chimici innovativi e ad alto valore aggiunto.
In particolare l’Europa deve aumentare la velocità con cui passare dalla ricerca allo sviluppo e alla commercializzazione di nuovi prodotti.

Incertezza per la chimica europea, ma cresce quella italiana - Ultima modifica: 2016-10-26T08:25:23+02:00 da Massimiliano Cassinelli