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Macchine per il legno, positivo il 2012 ma tante ancora le preoccupazioni

L’andamento degli ultimi 12 mesi lascia invariata la distanza dai livelli pre-crisi e ribadisce quanto la ripresa di quest’ultimo biennio non sia sufficiente a riportare il settore a quelle che erano le sue dimensioni

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Lucia Favara

Il 2011, secondo i preconsuntivi elaborati dall'Ufficio studi di Acimall, si sarebbe concluso con una crescita del 5,8% rispetto al 2010. Un dato positivo, ma che non è certo della portata che ci si sarebbe potuto attendere dall'andamento della prima metà dell'anno. Bene le esportazioni, cresciute di oltre il 10% e con Francia e Germania quali primi Paesi di destinazione, a cui fa da contraltare una decisa contrazione delle importazioni, che contribuiscono a ribadire in modo netto lo stop degli investimenti in tecnologia per la trasformazione del legno, soprattutto di 'fascia alta', nel nostro Paese. L'andamento degli ultimi 12 mesi lascia invariata la distanza dai livelli pre-crisi e ribadisce quanto la ripresa di quest'ultimo biennio non sia sufficiente a riportare il settore a quelle che erano le sue dimensioni. Fatto 100 il numero indice del settore nel 2000, oggi siamo attorno a quota 70.
“Se il primo semestre aveva indotto a un certo ottimismo", commenta Dario Corbetta, responsabile dell'Ufficio studi di Acimall, "la seconda metà dell'anno ha chiarito quanto sia improbabile che tutto possa tornare come prima in un breve lasso di tempo. Come abbiamo avuto purtroppo modo di sottolineare nel preconsuntivo 2011, il settore rimane in una condizione di sofferenza, con una offerta che continua a essere superiore alla richiesta”. I dati parlano chiaro: la produzione nazionale, valutata sulla base dei dati delle esportazioni che assorbono circa il 75% delle macchine e delle tecnologie per il legno costruite nel nostro Paese, è cresciuta meno di quanto ci si sarebbe potuto attendere. Il primo semestre si era dimostrato in linea con le buone prospettive emerse nel 2010, che lasciavano prevedere un incremento della produzione decisamente più importante. Ma la seconda metà dell'anno ha purtroppo smentito questi segnali, con una difficoltà di lettura che impedisce una chiara visione di quanto stia accadendo nel nostro settore. Non solo, infatti, alcune nicchie di mercato hanno avuto un buon andamento, ma mai come negli ultimi mesi si sono registrate differenze fra aziende che fanno lo stesso prodotto e agiscono sugli stessi mercati. Se da un lato viene da pensare che oggi più che mai sia l'impegno delle singole persone, la loro volontà e il loro attaccamento all'azienda a fare la differenza, dall'altro risulta evidente quanto ciò sia difficilmente rilevabile in termini statistici. “L'internazionalizzazione è sempre il tema dominante", continua Corbetta, "ma in uno scenario che è cambiato completamente, che non è più quello che i nostri imprenditori erano abituati a frequentare. Fino a qualche anno fa era sufficiente poter sventolare la bandiera del 'made in Italy' e produrre macchine con un corretto rapporto fra prezzo e prestazioni per riempire il proprio carnet di ordini. Oggi i mercati sono molto più complessi ed esigono comportamenti diversi, un impegno sempre più forte: il 'made in Italy' si trova a proporsi in piazze sempre più affollate, Paesi dove è indispensabile essere presenti in modo costante, con continuità. Una realtà che vale per tutti i comparti, ma in modo particolare dove la concorrenza di produttori di tecnologia da Paesi emergenti è forte, dove c'è maggiore richiesta di macchine con un minore contenuto tecnologico, di sicurezza per l'operatore, di innovazione”. “Oggi più che mai è indispensabile presentarsi ai propri clienti o potenziali tali attraverso fiere, riviste di settore, attività costanti”, prosegue Corbetta. “Questo impone di avere forze ed energie per avviare programmi di una certa portata ed ecco emergere, ancora una volta, il tema della dimensione media delle aziende italiane, spesso eccessivamente contenuta”. A questo proposito basta citare che delle 300 società italiane impegnate nel nostro comparto una trentina può vantare un fatturato superiore ai 10 milioni di euro annui e solo 5 superano i 50 milioni. Nonostante ciò l'industria delle tecnologie italiane ha colto e coglie molti successi da lungo tempo, tanto è vero che stiamo parlando del comparto della meccanica strumentale con la bilancia commerciale migliore, con oltre 1 milione di euro di saldo positivo. “Le nostre imprese - ha aggiunto Corbetta - hanno saputo reggere molto bene la competizione internazionale, spesso grazie proprio a una dimensione che le ha rese più flessibili, capaci di maggiore reattività alle esigenze dei clienti che hanno permesso di occupare quote di mercato sempre più importanti. La situazione ora è diversa e una certa dimensione potrebbe rivelarsi indispensabile per la sopravvivenza. E' la grande sfida che l'industria italiana delle tecnologie per il legno si trova ad affrontare”.

Macchine per il legno, positivo il 2012 ma tante ancora le preoccupazioni - Ultima modifica: 2012-02-23T09:38:22+01:00 da Lucia Favara