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Puntare sull’industria per ripartire

Senza il contributo vitale dei settori elettronico ed elettrotecnico, l’economia del Paese si troverebbe in uno scenario ancora più critico. Lo sostiene Claudio Andrea Gemme, presidente di Confindustria Anie, auspicando che la crisi non incida sulla capacità d’innovazione delle imprese

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Virna Bottarelli

“Perseguire l'obiettivo della crescita”. Questo è l'impegno che Claudio Andrea Gemme si è assunto insieme alla presidenza di Confindustria Anie. Una vera e propria sfida per l'industria elettrotecnica ed elettronica, settori che, ricorda Gemme, “hanno ricoperto un ruolo da protagonisti nella prima fase di uscita dalla crisi”. Non solo: il contributo dell'industria rappresentata da Confindustria Anie è, secondo Gemme, vitale, perché senza di esso “l'economia del nostro Paese mostrerebbe sofferenze ancora maggiori”.

Ricorda altri periodi di crisi così prolungati?

Ricordo le difficoltà dei primi anni Novanta, dovute a una forte riduzione dei consumi interni, e i primi anni Duemila, periodo in cui i settori Anie, subendo forti pressioni concorrenziali, hanno mostrato elevati segnali di criticità, tradotti poi in fenomeni selettivi e di ristrutturazione del tessuto industriale. La crisi di questi anni ha certamente caratteristiche diverse: è trasversale ai settori dell'economia; è prolungata nel tempo e di difficile interpretazione, perché cambia volto proprio nel momento in cui sembrano prevalere segnali positivi. La percezione è che si stia assistendo a una crisi di natura strutturale, i cui contorni e i cui esiti nel lungo periodo sono difficilmente decifrabili. Occorre, tuttavia, fare in modo che essa non incida sulla capacità di innovare. In questo momento critico il rischio maggiore per le imprese Anie è assistere a una nuova riduzione delle risorse disponibili per gli investimenti più strategici.
Anie si propone di ridare centralità al manifatturiero rafforzando il legame del settore con il territorio.

Come si coniuga quest'obiettivo con la propensione delle imprese all'internazionalizzazione?

Il legame delle imprese con il territorio è fondamentale. Solo in questo modo è possibile potenziare l'occupazione, favorire la crescita e creare una maggiore coesione sociale. Se la crisi ha avuto un merito, questo è stato di riportare in primo piano il manifatturiero e accrescere la consapevolezza, anche nell'opinione pubblica, di come, senza un'industria forte e radicata nel territorio, sia impossibile tornare a crescere. Il ruolo svolto dal manifatturiero per creare valore aggiunto e competitività è insostituibile. Il legame del mondo industriale con il territorio è fondamentale poi per coltivare quell'eccellenza tecnologica necessaria per competere all'estero. Non bisogna dimenticare che la domanda domestica svolge un ruolo importante e trainante per sostenere la capacità di progettare innovazione da parte delle imprese e, quindi, acquisire forza nella competizione globale.

Quali sono i punti di forza delle imprese italiane nella competizione con l'estero e quali le lacune?

L'industria elettrotecnica ed elettronica italiana esprime tradizionalmente un'elevata eccellenza tecnologica, riconosciuta all'estero. I settori Anie sono comparti che vantano una lunga tradizione industriale, che al tempo stesso hanno saputo rinnovarsi e adattarsi ai cambiamenti degli ultimi decenni. L'impulso a innovare e a migliorare costantemente l'offerta ha costituito una delle leve competitive vincenti degli anni più recenti, un biglietto da visita che ci ha permesso di raggiungere risultati nei nuovi mercati emergenti ad alto tasso di crescita. Fra le criticità che ostacolano un pieno riposizionamento oltre confine resta l'elevata frammentazione del nostro tessuto produttivo. Nonostante lo spirito innovativo e un'offerta tecnologicamente evoluta, la bassa dimensione media d'impresa costituisce in molti casi una barriera per l'ingresso nei nuovi mercati nel momento in cui occorre mettere in campo ampi mezzi e risorse organizzative strutturate.

Lei ha parlato di riconoscimento del “ruolo abilitante e migliorativo delle tecnologie” e di accrescimento delle “relazioni virtuose all'interno della filiera” per quanto riguarda le grandi opere pubbliche e private. Oltre a queste, quali strade sono percorribili per far ripartire il mercato interno?

Il pieno riconoscimento del ruolo delle tecnologie nelle grandi opere, in virtù della loro trasversalità, costituisce una base di partenza per ridare impulso agli investimenti infrastrutturali. Volendo guardare a interventi più specifici, ritengo fondamentale creare le condizioni che possano favorire e sostenere nuovi canali di domanda nel mercato interno. Penso al ruolo di volano anticiclico che potrebbe svolgere la mobilità elettrica, un mercato in cui il contributo delle tecnologie Anie è centrale per offrire un sistema infrastrutturale di supporto adeguato, e alle reti - elettriche, dei trasporti e del sistema edile - dove la necessità di ammodernamento delle stesse, anche attraverso programmi di manutenzione, è improrogabile. Anche un'adeguata certezza normativa nel mercato delle rinnovabili, che garantisca continuità agli investimenti già programmati, costituisce un importante driver di sviluppo per le tecnologie Anie nei prossimi anni.

Importanza del sapere tecnologico e scientifico, formazione, etica e legalità: perché questi aspetti nel nostro Paese hanno ancora bisogno di essere rafforzati?

Il sapere tecnologico e scientifico rappresenta una fondamentale leva competitiva, che necessita costantemente di essere rinnovata. Basti pensare alle ricadute positive della ricerca di base - quella che nasce soprattutto dalla formazione scientifica - sulla prototipazione dei nuovi prodotti che sostengono l'ingresso nei nuovi mercati e danno impulso a nuovi spunti di domanda. Il rischio che deriva dal non investire in formazione tecnica e scientifica è quello di trovarsi impreparati di fronte alle sfide dei mercati, subendo e non proponendo le innovazioni tecnologiche che saranno le chiavi per lo sviluppo nei prossimi anni. Guardando invece al tema dell'etica e della legalità, questi sono elementi di contesto imprescindibili per permettere un libero e rigoroso svolgimento dell'attività aziendale. Basti pensare ai danni d'immagine e di credibilità che l'infiltrazione di nuclei criminali ha portato in molti settori, non ultimo un comparto ad alto potenziale di crescita come le fonti energetiche rinnovabili.

Puntare sull’industria per ripartire - Ultima modifica: 2012-01-26T10:00:13+01:00 da La Redazione