A fronte di una piena promozione sugli aspetti oggettivi dell'offerta tuttavia, l'industria italiana della meccanica strumentale viene giudicata ancora carente nei servizi post-vendita: supporto tecnico per assistenza e ricambi non sempre tempestivo, costi di manutenzione troppo elevati, difficoltà di comunicazione.
"Il manifatturiero nei Paesi Nafta è in crescita", afferma Pasquale Bova, responsabile Ice Toronto e Ice Chicago. "Il cosiddetto re-shoring, ossia il ritorno delle produzioni nei confini americani, ha ridato linfa all'industria locale, che da sempre guarda con interesse alla tecnologia Made in Italy. Tuttavia, in questa fase di crescita, la quota dei macchinari italiani acquistati è in calo rispetto al passato".
Alla luce di questi dato, Bova invita i costruttori di macchine italiani a riflettere sull'approccio 'One Size fits all', ossia sul fatto che voler vendere ovunque nel mondo pur di esportare non sempre è una strategia vincente: "Concentrarsi su alcuni mercati, cogliendone peculiarità e opportuinità a volte sarebbe più proficuo: nella stessa area Nafta occorre considerare la natura differente dei mercati statuinitense, canadese e messicano".
Il sondaggio è stato condotto attraverso interviste somministrate a circa 700 tra manager e responsabili acquisto di industrie manifatturiere locali di variegata dimensione (piccole, medie e grandi multinazionali) di Canada, Messico e Stati Uniti, su un campione di aziende manifatturiere rappresentative delle imprese che utilizzano macchinari e attrezzature di 15 settori (dalle macchine per la lavorazione dei metalli a quelle per il settore alimentare).
'Machines Italia Awareness Survey Nafta 2012'