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Veicoli elettrici, pronti a partire?

Industria, amministrazioni e utenza si preparano alla mobilità elettrica. Presentate nuove tecnologie di controllo per i punti di ricarica, mentre, per abbassare i costi e dare slancio alla produzione, qualcuno tenta di intervenire sulla filiera, inaugurando il primo progetto italiano di fabbrica di

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Valeria De Domenico

Tutto il mondo dell'industria automobilistica attende ormai da parecchi anni la grande rivoluzione che l'avvento dei veicoli elettrici promette di introdurre. Il motivo per il quale l'evento non si è ancora verificato con la necessaria veemenza si potrebbe individuare negli interessi delle lobby del petrolio, che si ostinano a non cedere il passo. Una considerazione del genere, però, pur avendo un fondo di verità, sarebbe molto parziale. Individuata nell'elettricità l'alternativa più valida ai combustibili fossili, è necessario adesso creare i presupposti non solo culturali, ma anche tecnologici e logistici perché i nuovi veicoli siano competitivi in un mondo che da più di un secolo ormai va a benzina.

Facciamo il pieno

Come ogni rivoluzione che si rispetti, dunque, anche questa richiede lunghi preparativi. Non a caso l'argomento è stato all'ordine del giorno all'ultimo Idc Energy&Utility Forum, dove si è affrontata la questione dei punti di ricarica, che rimane al centro del dibattito politico nazionale. Pochi mesi fa, infatti, l'Authority per l'energia si è espressa dando il via libera ai punti di prelievo addizionali, con contatore dedicato, per famiglie, condomini e parcheggi aziendali.
A luglio, invece, Enel ha annunciato l'inizio dei lavori per la realizzazione a Pisa di 56 punti di ricarica in una ventina di aree pubbliche cittadine. L'iniziativa costituisce solo il primo step del progetto 'e-mobility Italy', condotto da Enel e Smart (Gruppo Daimler) e mirato a mettere tre città italiane (Roma, Milano e Pisa) in condizione di sperimentare l'utilizzo quotidiano delle vetture ecologiche. Le stazioni di ricarica previste complessivamente sono circa 400, per 100 smart electric drive, che saranno assegnate con speciali formule di noleggio ad altrettanti clienti, scelti tra le oltre 2mila persone che si sono candidate.
Non rimane inattiva neppure A2A, ad oggi il secondo operatore elettrico nazionale, che ha inaugurato a giugno il progetto 'e-moving', in collaborazione con Renault Nissan. La fase pilota del progetto prevede la realizzazione di 270 punti di ricarica dislocati tra Milano e Brescia fra pubblici e privati, destinati, cioè, a box, parcheggi condominiali e aziendali.
L'infrastruttura di ricarica sarà sviluppata per l'effettuazione di una ricarica standard su una presa da 220 V 10 A o 16 A, che consentirà di ricaricare la batteria in un tempo compreso tra le sei e le otto ore e una ricarica rapida con una presa da 400 V, da 32 A a 63 A trifase per ricaricare la batteria in un tempo compreso tra 20 e 30 minuti, in funzione dell'amperaggio erogato. Tale modalità di ricarica sarà disponibile dal momento in cui sarà concordato lo standard europeo di presa elettrica polivalente, la cui definizione è attualmente prevista nel corso del 2011.
Tra i protagonisti di questa corsa all'innovazione nel campo della mobilità sostenibile rimane Siemens, che a marzo al Salone di Ginevra ha presentato insieme a Ruf Automobile, nota per le esclusive auto sportive artigianali, un nuovo veicolo mosso da un motore elettrico doppio. L'azionamento impiegato è in grado di caricare direttamente la batteria ad alta tensione, eliminando la costosa circuiteria elettronica che controlla in genere il processo di ricarica della batteria dell'auto elettrica. Sempre a Ginevra Siemens ha mostrato, inoltre, un progetto per la realizzazione di una stazione di ricarica che consente di caricare diversi veicoli nello stesso momento, grazie a stazioni 'satellite'. Un software di controllo integrato raccoglie, elabora e trasferisce i dati relativi ai veicoli dei clienti che stanno ricaricando la batteria elettrica e al processo di carica in modo che questi dati possano essere utilizzati in sistemi di elaborazioni dei dati a fini commerciali. Il sistema messo a punto da Siemens è stato progettato per interagire con le reti intelligenti, le smart grid, ed è in grado di integrare in un unico sistema elettronico il potere e le funzioni di comunicazione.

Cambiare le batterie
nel Belpaese

Gli analisti concordano nel prevedere che, oltre alle tecnologie relative alla distribuzione per la rete elettrica e alle celle di combustibile per il trasporto e lo stoccaggio dell'energia, nei prossimi anni l'interesse dei ricercatori si concentrerà soprattutto sullo sviluppo della tecnologia e dei dispositivi elettronici che regolano e governano il processo di immagazzinamento dell'energia per far muovere i veicoli totalmente elettrici oppure ibridi. Questo mercato vedrà raddoppiare il proprio fatturato dai 7,7 miliardi di dollari previsti per quest'anno ai 14,5 miliardi previsti invece per il 2015.
I più scettici sostengono che le certezze rispetto alla reale resa delle batterie attualmente disponibili siano davvero poche. Quali performance potranno garantire in condizioni di guida reali, quando l'aria condizionata, le unità Gps portatili e altri dispositivi elettronici saranno in concorrenza con il motore? Ipotesi, frutto di calcoli e simulazioni, anche circa le prestazioni che le batterie possono avere nel tempo, dopo che sono state caricate e ricaricate centinaia di volte.
Inoltre, le batterie incidono in modo significativo sui costi di produzione. Un motore termico implica una spesa di 200 o 300 euro/KWh a fronte dei 600 euro dei motori elettrici. I produttori di automobili, quindi, stringono joint venture con le società asiatiche produttrici di batterie al litio.
La leadership del settore, infatti, è appannaggio della Cina, seguono Giappone e Corea. Negli Stati Uniti l'amministrazione Obama sta investendo parecchi milioni di dollari per promuovere lo sviluppo di questo settore, in Europa, invece, non esiste una politica comunitaria e i vari governi sembra prestino poca attenzione all'argomento.
Quello che si è venuto a creare in questo momento è un circolo vizioso: la diffusione dei veicoli elettrici è frenata dagli alti costi di produzione, che sono imposti dalla difficoltà di reperire le batterie a litio e i produttori di batterie al litio non possono allargare la produzione, a fronte di una domanda insufficiente.
In quest'ottica, la Regione Piemonte e Rockwood Italia, società attiva a livello mondiale nella produzione di pigmenti a base di ossido di ferro e con notevole esperienza nella sintesi e produzione di materiali avanzati (nanoparticelle), hanno firmato lo scorso 13 marzo un accordo che prevede il sostegno della Regione a due anni di ricerca sulla sintesi di un innovativo materiale catodico a base di litio per la produzione di batterie per l'auto elettrica.
L'accordo prevede che, trascorsi 18 mesi di ricerca e qualora siano confermati i risultati positivi, Regione e Rockwood Italia si impegneranno per la nascita in Piemonte di una nuova importante realtà industriale di livello internazionale dedicata alla produzione di materiali a base di litio per batterie.
Ed è sempre in questo contesto che in seno a Meridie, investment company dedicata prevalentemente alle imprese del Centro-Sud Italia, è maturato il coraggioso progetto di realizzare in Italia la prima fabbrica di batterie al litio.
L'idea per quanto ancora in fase progettuale è estremamente interessante innanzitutto perché si pone in un'ottica di sviluppo del territorio: il nuovo stabilimento potrebbe sorgere in Campania, punto baricentrico tra i poli produttivi Fiat di Melfi e Pomigliano e gli insediamenti di energia rinnovabile in Puglia e promette di creare parecchie centinaia di posti di lavoro qualificato, e di stimolare un indotto di fornitori altamente specializzati.
Ora, mentre una fabbrica di motori termici è basata sull'assemblaggio di componenti realizzati altrove, la realizzazione di batterie al litio richiede un processo produttivo verticale, estremamente automatizzato.
Le fasi standard di questo processo sono lo spacco materie prime, il coating, ovvero il rivestimento di questi fogli di fosfato di litio, il taglio, l'avvolgimento e l'assemblaggio.
Si può sperare dunque che, qualora vada realmente in porto, un progetto del genere faccia da volano per lo sviluppo di un polo tecnologico avanzato collegato a centri di ricerca universitari e aziendali, che per il nostro Sud potrebbero essere l'inizio della 'vera rivoluzione'..

Veicoli elettrici, pronti a partire? - Ultima modifica: 2010-09-01T11:53:53+02:00 da La Redazione