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Acqua sprecata

Il 33% dell'acqua dei nostri acquedotti viene persa. Anche le tecnologie di automazione possono ridurre un tale sperpero

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Massimiliano Cassinelli
La Giornata mondiale dell'acqua, celebrata il 22 marzo, è stata l'occasione per la presentazione di numerosi studi sulla qualità e la distribuzione del cosiddetto “oro blu”.
Tra questi merita uno spunto di riflessione il report firmato da Cittadinanzattiva.
I dati, elaborati analizzando le informazioni relative a tutti i capoluoghi di provincia, hanno preso in considerazione il costo riferito a una famiglia tipo, che consuma 192 m3 di acqua, sommando canoni per acquedotto, fognatura, depurazione, quota fissa e tasse.
Il risultato è una spesa media di 333 euro, con tariffe cresciute del 7,4% rispetto al 2012 e del 43% rispetto al 2007.

Al di là delle differenze locali, però, il vero 'dramma' rimane la dispersione dell'acqua, data dalla differenza tra quella immessa nei serbatoi di distribuzione e quella effettivamente conteggiata. L'Italia perde infatti il 33% dell'acqua pompata. Il che comporta, secondo i responsabili di Cittadinanzattiva, “un costo pari a 3,7 miliardi di euro annui, più del valore di una manovra finanziaria”. Il problema della dispersione idrica è particolarmente accentuato al Sud (42%) e al Centro (33%). Va meglio al Nord che, con il 27% di acqua sprecata, rimane sotto la media nazionale.

Per rimediare alle inefficienze delle reti idriche italiane, secondo una stima di Cittadinanzattiva, servirebbero investimenti per 65 miliardi di euro. Soldi da destinare alle infrastrutture fisiche, ma anche a sistemi di movimentazione e monitoraggio automatizzati, ossia capaci di gestire le accensioni inappropriate dei sistemi di pompaggio e di individuare tempestivamente eventuali situazioni critiche.

Acqua sprecata - Ultima modifica: 2014-03-26T09:23:16+01:00 da Massimiliano Cassinelli