Un studio dal quale emerge uno scenario economico a “due facce”.
Da una parte, infatti, vengono confermate le buone dinamiche e le prospettive extra-europee, ma allo stesso tempo viene rimarcato il “preoccupante deterioramento del quadro già debole nell'Eurozona e in Italia”. In particolare, si legge, “il contesto rimane caratterizzato dai cambiamenti su scala globale portati dalla crisi: minore ampliamento dei commerci internazionali, investimenti frenati dalla perdurante incertezza e condizioni più selettive del credito bancario”. Un insieme di fattori che contribuiscono ad abbassare il profilo dello sviluppo mondiale.
Guardando ai mercati di sbocco dei prodotti italiani, gli indicatori degli scambi di merci sono positivi verso Stati Uniti, Giappone, Cina e India. Di contro, però, sono state ribadite le difficoltà di Brasile e Russia, con quest'ultima in sofferenza già prima dello scontro con l'Ucraina.
Uno dei principali fattori di preoccupazione è però fornito dagli indicatori di fiducia e Pmi che, in agosto, hanno segnato una “marcata caduta che è poco rassicurante per l'ultima parte dell'anno”.
In una fase definita di “assestamento, ma con il rischio di una subsidenza”, nel documento viene rilevato come “ci sono alcune parti del sistema italiano che si sono stabilizzate (la più importante: l'occupazione), altre che si muovono in lento recupero e altre ancora che continuano ad arretrare”.