Nel 2020 sono stati investiti nella Space Economy (l'economia legata allo spazio) circa 70 miliardi di euro a livello globale, di cui circa 12 miliardi nella sola Europa, con un valore generato di 300 miliardi di euro.
La chiave di volta, ha dichiarato recentemente il responsabile politiche industriali dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Luca del Monte, è questa: lo spazio non ha più un interesse solo strategico, ma ora si va nello spazio anche per affari, nell’ambito della cosiddetta Space economy, termine che designa sia il segmento upstream (inteso come tutto ciò che viene mandato nello spazio) che il segmento downstream (comprendente tutte le applicazioni che vengono sviluppate a terra partendo dallo spazio: ogni giorno ci sono circa 5 Petabyte di dati che vengono trasmessi a terra dai satelliti e le aziende sfruttano questi dati per migliorare o creare servizi).
Le stesse agenzie spaziali, che per anni sono state solo clienti delle aziende del settore spaziale, ora si sono trasformate anche in consulenti per indirizzare opportunamente gli investimenti privati nel settore.
Space Economy, strategica nel PNRR
“Allo spazio è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo di attività strategica per lo sviluppo economico, sia per il potenziale impulso che può dare al progresso tecnologico e ai grandi temi di transizione dei sistemi economici (ad esempio, l’anticipazione delle implicazioni del cambio climatico tramite l’osservazione satellitare), sia per la naturale scala continentale/europea che ne contraddistingue l’ambito di azione e di coordinamento degli investimenti”.
Così si legge nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il documento che il governo italiano ha recentemente predisposto per illustrare come intende gestire i fondi di Next generation EU.
Il ruolo dei dati nella Space Economy, dall'IA al ML
Per Simonetta Cheli, Capo dell’Ufficio di Strategia, Programmi e Coordinamento nella Direzione dei Programmi di Osservazione della Terra di Esa, una delle sfide maggiori di oggi è quella di integrare intelligenza artificiale e machine learning nel settore spaziale.
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Occorre anche accelerare sulle nuove iniziative commerciali nei più svariati settori: anche l’agricoltura e le assicurazioni oggi iniziano ad usare in modo massiccio i dati satellitari. A titolo di esempio virtuoso, è da ricordare che Esa oggi collabora con Nasa e Jaxa (l’agenzia spaziale giapponese) nella realizzazione di una dashboard per il monitoraggio dei parametri ambientali ed economici, prima durante la crisi pandemica, ed ora nella fase di ripresa.
Secondo Sabino Titomanlio, Head of Pre-sales and Service Management di Open Fiber, ha invece evidenziato come, per portare la fibra, lo scavo non sia sempre l’opzione migliore e come invece la comunicazione satellitare sia un valido complemento alla comunicazione terrestre.
Già oggi esiste il progetto “satellite to the home”, frutto di un accordo con Telespazio, ma sono previste anche altre iniziative, come la ridondanza, grazie al satellite, dei collegamenti mission critical, la raggiungibilità di circa quel 10% di torri, in Italia, che risultano irraggiungibili per via di terra, e l’iniziativa “cable in the sky” che dovrebbe realizzare una rete di “cavi” satellitari alternativa a quelli sottomarini, rendendo così l’Europa, che tradizionalmente non ha grande accesso ai cavi sottomarini, finalmente competitiva.
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In questo ultimo ambito, HydRON, voluto dall’ESA ed in collaborazione ancora con Telespazio e con Thales, rappresenterà il nuovo sistema satellitare interamente ottico. Suo punto di forza è ancora una volta la semplicità di integrazione con la rete terrestre.
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