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La comunicazione S.M.A.R.T. nella realtà manifatturiera

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Luigi De Bernardini, Ceo di Autoware

Per tutti è evidente ormai l'impatto che il Covid sta avendo e avrà sulla collaborazione nelle aziende manifatturiere. Come probabilmente per tutti voi, questa pandemia ha influenzato la mia vita, la mia attività e quelle dei miei clienti, portandomi a spendere un sacco di tempo ed energia inconscia nell'immaginare quali saranno i prossimi cambiamenti in modo da prepararci per non farci travolgere.

Più parlo con i clienti e penso alle fabbriche durante il Covid e nel post-Covid, più mi rendo conto che uno dei cambiamenti più importanti e strategici sui quali dobbiamo puntare riguarderà la collaborazione e la comunicazione.

Luigi De Bernardini

Come dico spesso, siamo nel bel mezzo di un cambiamento repentino, un punto di rottura nel quale tutto si trasformerà, ma tramite il quale troveremo una "nuova normalità".

Questo è un termine ormai abusato, ma che ad oggi credo sia probabilmente il più importante e il più rilevante, non tanto perché alla fine della pandemia troveremo un mondo diverso, bensì perché possiamo usare questa situazione di disagio per costruire la "nuova normalità" progettandola, anziché subendola.

Essere smart nel manifatturiero, anche nella comunicazione

Possiamo quindi iniziare a immaginare e progettare questa "nuova comunicazione" all’interno delle fabbriche e come gli strumenti di comunicazione e collaborazione, dovranno gestirla. Personalmente immagino che la comunicazione dovrà essere S.M.A.R.T: “Social, Mobile, Actionable, Retrievable, Targeted”.

So che “smart” è un termine abusato, ma è anche estremamente significativo e facile da memorizzare. Quindi, cosa significa per me e qual è la mia interpretazione del concetto di “S.M.A.R.T”?

S come “Social”: nella mia interpretazione sociale significa facile da usare, coinvolgente, naturale. Come nei social media credo che la comunicazione nelle fabbriche abbia bisogno di promuovere messaggi veloci e brevi, conversazioni, condivisione di idee e conoscenze tra colleghi che lavorano nello stesso turno o in turni diversi, presso il medesimo stabilimento o in stabilimenti differenti. Un'ampia rete di persone connesse in grado di cooperare efficacemente. Quello che vorrei vedere nella stessa rete sono dispositivi, macchine, linee e sistemi. Vorrei vederli partecipare o quanto meno, avviare discussioni tra gli operatori. Vorrei ridurre il numero di report e aumentare il numero di "post".

M come “Mobile”: gli strumenti di comunicazione e collaborazione devono raggiungere gli operatori ovunque si trovino. Soprattutto nel futuro post-Covid molte persone lavoreranno da remoto e dovranno essere in grado di connettersi nel modo più naturale possibile, quasi come fossero all'interno dell'impianto. So che il “mobile” è quasi una cosa scontata, ma non nelle aziende manifatturiere. Molti dei processi in fabbrica sono costruiti per la presenza fisica, quindi uno strumento che potrebbe aiutare a rispettare tali processi, anche da remoto, sarebbe estremamente utile. In ambienti multi- stabilimento , potrebbe consentire di mettere a fattor comune la conoscenza ed incrementare la possibilità di condividerla. A come “Actionable”: la comunicazione non deve solo informare bensì deve permettere di agire concretamente.

Le informazioni che non consentono decisioni e azioni, sono fondamentalmente superflue. Nel normale business e nella vita personale, siamo sopraffatti da informazioni e comunicazioni, a volte molto più di quello che siamo in grado di gestire. È importante quindi iniziare a filtrare le informazioni che non portano valore, quantomeno nell'ambiente aziendale.

R come “ Retrievable”: una delle più grandi sfide legate agli operatori che lasciano gli stabilimenti, è mantenere le loro conoscenze e competenze disponibili e consultabili. Questo è un problema che molte aziende stavano già affrontando con il fenomeno dell’ "invecchiamento della forza lavoro". Oggi però questo problema è ulteriormente aumentato. Per questo motivo è importante che tutte le informazioni condivise tra le entità che partecipano a qualsiasi conversazione, possano essere rintracciate e recuperate. Lo strumento di collaborazione stesso quindi, può diventare una fondamentale base di conoscenze, mantenendo e proteggendo la competenza, che in questo modo diventa un asset aziendale e non solo un asset dell'operatore.

T come “Targeted”: connettere gli operatori, gli utenti, le macchine e i sistemi, può essere affascinante ma allo stesso tempo può diventare poco efficace se la comunicazione non è correttamente segmentata e mirata. Qualsiasi eccesso di comunicazione “generale” sarebbe confusionaria e contribuirebbe a rendere meno visibili le informazioni importanti. Le dimensioni della collaborazione in uno stabilimento sono molteplici e possono incrociarsi più volte. C’è una necessità di comunicazione legata al modello dello stabilimento, una legata ai vari dipartimenti, altre legate a competenze specifiche o a specifici gruppi di lavoro. Tutto questo dev’essere gestito correttamente, garantendo che ogni messaggio venga recapitato solo agli utenti interessati. Così come l’organizzazione necessita di essere flessibile, in quanto soggetta a continui cambiamenti, anche i flussi di comunicazione e collaborazione dovranno adeguarsi.

Questa non è una nuova necessità, ma è un bisogno che, a causa del Covid, è cresciuto in maniera improvvisa ed esponenziale, soprattutto in termini di importanza. E’ proprio per questo che ora più che mai, considero la collaborazione una necessità sia di business che sociale che deve essere affrontata professionalmente e con grande attenzione. Tutto ciò può infatti avere un impatto significativo, non solo sul benessere delle persone, ma anche sulla produzione e sulle prestazioni della supply chain.

La comunicazione S.M.A.R.T. nella realtà manifatturiera - Ultima modifica: 2020-11-30T11:10:16+01:00 da La Redazione