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Vola l’industria italiana delle armi

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Massimiliano Cassinelli

L’industria delle armi è una delle meno citate nei rapporti sull’andamento industriale, ma rappresenta uno dei punti di forza dell’export italiano.

A sancirlo la recente relazione annuale al Parlamento in materia di armamenti, inviata dalla Presidenza del Consiglio. Come emerge dal documento, infatti, le esportazioni italiane di armamenti hanno raggiunto i 14,6 miliardi di euro, con un aumento dell'85,7% rispetto ai 7,9 miliardi del 2015. Ma colpisce soprattutto la crescita rispetto al 2014, quando le vendite all'estero erano state di “soli” 2,9 miliardi.

La crescita vertiginosa, in realtà, è influenzata dalla fornitura di 28 Eurofighter della Leonardo al Kuwait, per un valore complessivo di 7,3 miliardi, ovvero la metà dell’export del 2016. Il Kuwait diventa così il primo mercato di sbocco per l’industria italiana degli armamenti, davanti Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Arabia Saudita (427,5 milioni), Usa, Qatar, Norvegia e Turchia (133,4 milioni).

Alla di là delle considerazioni morali, il processo produttivo delle armi implica una notevole precisione meccanica ma, soprattutto, un sempre più sofisticato utilizzo delle tecnologie elettroniche, impiegate per ottenere prestazioni ottimali, prevenendo anche possibili malfunzionamenti che potrebbero ritorcersi proprio contro gli utilizzatori delle armi stesse.

Questo anche in considerazione del fatto che le armi prodotte sono particolarmente sofisticate. Infatti, oltre agli aeromobili (per un totale di 8,8 miliardi di euro), la categoria di armamenti più venduta dall'Italia è quella di "bombe, siluri razzi, missili e accessori" per 1,2 miliardi.

Dal Rapporto emerge che sono 82 i Paesi di esportazione dell'Italia, confermata ai primi posti nella graduatoria mondiale per penetrazione del mercato. Un mercato guidato da Stati Uniti e la Russia (con il 56% della quota di mercato), davanti a Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania.

Tra le aziende esportatrici è da rilevare l'exploit di Rheinmetall che passa dal 19° posto (circa 52 milioni di euro nel 2015) al terzo assoluto nel 2016, dopo Leonardo e GE AVIO.

Vola l’industria italiana delle armi - Ultima modifica: 2017-05-03T09:16:12+02:00 da Massimiliano Cassinelli