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Misurare la sicurezza degli impianti offshore

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Massimiliano Cassinelli

Sarà operativo dal prossimo anno, il primo strumento per la misurazione, la valutazione e il confronto dell’esito di tutte le azioni a tutela della sicurezza dei lavoratori, degli impianti e dell’ambiente, realizzate per le operazioni offshore in Italia.

L’ ‘Indicatore sintetico della Sicurezza’ nasce da un network di Università, Centri di Ricerca e Corpi dello Stato, promosso e costituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, in conformità alle prescrizioni della Direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e con l'obiettivo di facilitare il dialogo con amministrazioni locali e cittadinanza.

Già a partire dal 2014, in risposta alla rilevanza crescente e al forte interesse nel panorama europeo e internazionale sulla sicurezza delle attività in mare, la Direzione Generale per la Sicurezza delle attività energetiche del Mise ha avviato una serie di accordi per gli impianti offshore. In totale, 12 accordi con Corpi dello Stato (Marina Militare e Corpo delle Capitanerie di Porto), con Università (Politecnico di Torino, Università La Sapienza, Università di Bologna, CRIET Milano), con Enti di Ricerca (AMRA, INGV, IREA, ISMAR, OGS, RSE).

Grazie ai primi risultati, conseguiti con enti partner nel corso del 2016 nei rispettivi ambiti di ricerca, è oggi disponibile un prototipo dello strumento, basato su 3 indicatori di performance: infortuni sul lavoro, attività aero-navale di pattugliamento, sopralluoghi ispettivi sulle infrastrutture. Entro il 2017, l’Indicatore sintetico della Sicurezza sarà operativo a regime e potrà fornire di conseguenza una valutazione in forma molto semplice, dal confronto diretto di valori numerici, del livello di sicurezza nazionale.

La prima regione a sottoscrivere l'accordo è stata l'Emilia-Romagna. Il documento riconosce nel gas naturale una delle risorse rilevanti della Regione, il cui utilizzo deve essere inserito nell’ambito di una visione complessiva di programmazione, sviluppo e sostenibilità territoriale.

L’accordo ha durata di 2 anni e sarà rinnovato per il periodo necessario a completare tutte le iniziative necessarie. Più in particolare l’intesa prevede, tra gli altri, di:

  • stabilire un dettagliato programma di monitoraggio fisico ed ambientale delle attività offshore;
  • individuare misure integrate di gestione del sito di interesse comunitario (SIC) “Paguro” situato in un’area marina interessata dalle attività estrattive offshore;
  • promuovere progetti e azioni pilota multiobiettivo indirizzati all’utilizzo e/o al riutilizzo delle istallazioni offshore (ad esempio per la produzione di energia eolica e fotovoltaica, per finalità turistico-ricreative, per l’istallazione di stazioni oceanografiche e geodetiche permanenti, etc.);
  • coinvolgere tutte le parti interessate del sistema e rendere accessibili i dati rilevati nel corso delle attività svolte attraverso i propri siti istituzionali.

 

Misurare la sicurezza degli impianti offshore - Ultima modifica: 2016-12-21T07:00:48+01:00 da Massimiliano Cassinelli