Non sono disponibili in Italia statistiche ufficiali sui danni economici provocati dagli incidenti informatici, sia a causa della difficoltà di riconoscere di aver subito un incidente da parte della vittime, sia per una certa riluttanza che le vittime stesse hanno a denunciare l'incidente. Lo ribadisce il Rapporto Clusit 2013, nel quale sono citati alcuni dati in merito, risalenti al 2011. Gli ultimi dati disponibili indicano un esborso complessivo di 2,45 miliardi di euro per i cittadini italiani a causa di crimini informatici, crimini dei quali 8,9 milioni di individui sono rimasti vittima. Sempre nel 2011, si legge nel Rapporto, il Ponemon Institute ha stimato che nel nostro Paese per ogni compromissione di un record personale un'azienda spende 78 euro tra indagini, notifiche, spese legali e costi legati all'interruzione del business.
“Anche per quanto riguarda lo spionaggio industriale non esistono dati ufficiali, ma solo 'sensazioni' colte dal mercato e alcune case history non pubbliche e protetta da non disclosure agreement”, si legge ancora nel Rapporto Clusit. "Il bersaglio principale restano le nostre pmi ad alto valore aggiunto, le maggiori a rischio di attacchi che hanno per oggetto la violazione di proprietà intellettuale, know-how, design e brevetti, con danni ovviamente incalcolabili”.
Quali danni e quali costi può comportare un attacco informatico in ambito industriale? Quali misure possono essere adottate per evitarlo?
Se ne parlerà ai Seminari 'Impianti Industriali e Sicurezza IT - La visione di Trend Micro', organizzati da Automazione Industriale, con la partecipazione di Clusit e Siemens.
