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Robot a sostegno di una produzione ‘localizzata’

Delocalizzare non è sempre vincente. I progressi di automazione e robotica stanno suggerendo di riportare la produzione in Europa

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Gian Luca Branca

Nel recente passato, l'idea di delocalizzare la produzione nei Paesi dell'Est Europa o in quelli del Sud-Est asiatico sembrava la soluzione ideale per quanti volessero ridurre i propri costi di manodopera. Un'idea inizialmente vincente ma che, nel tempo, ha dimostrato tutti i propri limiti, sia per le evidenti difficoltà nel controllare i processi produttivi in Paesi caratterizzati da una notevole distanza fisica e organizzativo-legislativa rispetto all'Italia, sia perché i costi stanno progressivamente crescendo anche in quelle zone, senza dimenticare i problemi logistici e il tempo necessario al trasporto delle merci, non sempre compatibili con le esigenze di mercati in continua evoluzione e alla ricerca di nuove idee. Queste circostanze stanno facendo riflettere sugli effettivi vantaggi connessi a una simile delocalizzazione. Numerose aziende ripensano così la propria strategia e, sempre più spesso, scelgono di riportare in Europa gli impianti produttivi.

Più robot, più lavoro
Simili decisioni sono influenzate, oltre che dalle situazioni descritte, anche dalle opportunità offerte dai processi di automazione industriale e dalle soluzioni robotiche, sempre più efficienti ed economiche. Il pieno sfruttamento della tecnologia, infatti, permette di ridurre drasticamente l'impatto della manodopera sui costi produttivi, consentendo alle produzioni nazionali di essere competitive con quelle dei Paesi a basso costo del lavoro, oltre a valorizzare le figure professionali locali. Una situazione che, tra l'altro, contribuisce a 'riabilitare' l'immagine dei robot, in passato ingiustamente accusati di sottrarre lavoro agli operai. I vantaggi offerti dai robot possono essere sintetizzati nei seguenti punti: riducono i costi di produzione e aumentano la competitività verso i Paesi con manodopera a basso costo; garantiscono un'elevata flessibilità, grazie alla possibilità di essere riprogrammati per svolgere compiti o movimenti differenti; migliorano la qualità e garantiscono la standardizzazione dei prodotti e la stabilità dei processi produttivi, eliminando l'errore umano spesso presente in attività di basso profilo o ripetitive; evitano agli operatori gli impieghi onerosi e pericolosi o quelli eseguiti in ambienti insalubri; con la creazione di robot antropomorfi, è garantita anche un'elevata flessibilità delle operazioni.

Il futuro dei robot
Registi e scrittori ipotizzano già da anni un futuro in cui i robot sostituiranno completamente gli operatori umani, arrivando persino a possedere una propria intelligenza. Senza farsi trascinare dalla fantasia o da ipotesi fantascientifiche, la realtà dei robot attuali e del prossimo futuro è rappresentata da macchine sempre più performanti, in grado di svolgere compiti pericolosi e complessi, a fronte di costi progressivamente decrescenti, al punto da poter essere utilizzati persino nelle piccole produzioni di tipo artigianale, pur sfruttando tecnologie innovative come i sistemi di visione e il riconoscimento artificiale. Ci aspetta quindi un futuro caratterizzato da robot di servizio il cui costo, pari a poche migliaia di euro, consentirà l'impiego nelle situazioni più disparate. Il mercato è destinato a crescere in modo esplosivo nei prossimi anni, sia in ambito civile, sia in quello industriale. In questo quadro la sola Kuka ha un parco installato nel nostro Paese di oltre 4mila robot, 440 dei quali venduti lo scorso anno. Anche a livello generale, l'Italia registra interessanti valori di mercato. Al punto che, a livello europeo, si trova al secondo posto nel numero di macchine installate, dietro alla Germania. È inoltre interessante notare come, ancor prima della crisi del mercato automobilistico, già negli scorsi anni si sia registrata un'inversione di tendenza nei settori industriali di destinazione dei robot.
All'inizio del 2000 vi era una netta prevalenza dei robot per l'ambito automotive, rispetto a quelli destinati agli altri settori industriali. Dopo una prima situazione di equilibrio, il rapporto si è progressivamente invertito, al punto che oggi oltre il 60% dei nuovi robot è destinato proprio all'ambito non automotive, a fronte di un installato industriale stimato in un milione di unità nel mondo, con una crescita prevista tra l'8 e il 12% su base annua. È quindi prevedibile che, entro la fine del prossimo anno, saranno installati 35mila nuovi robot per impieghi industriali. Ma, a breve, addirittura 3,5 milioni di apparecchiature 'invaderanno' il mondo privato, con soluzioni destinate al servizio dell'uomo nelle situazioni di vita quotidiana. In attesa dell'impiego nelle applicazioni di servizio, i robot sono oggi un'autentica realtà proprio nel mondo produttivo. Al punto che, una delle applicazioni più affascinanti, basata su sistemi di scannerizzazione tridimensionali, permette di replicare autonomamente qualunque oggetto, semplicemente sfruttando un apparato che, collegato a un sistema di fresatura, è in grado di riconoscere le forme e le dimensioni occupate nello spazio. Emblematico il fatto che un monumento come la Sagrada Familia di Barcellona utilizzi un simile apparato per realizzare le statue che adornano la splendida facciata. Analogamente, in ambito ospedaliero, i robot saranno utilizzati per interventi in sala operatoria, prevenendo qualunque errore umano da parte di un chirurgo. In questo settore, in particolare, hanno già dato ottimi risultati le sperimentazioni effettuate per operazioni sugli animali, mentre sono già operativi negli ospedali sistemi robotizzati in grado di erogare radioterapie. Tutte queste operazioni, però, non sono realizzate 'nativamente' dai robot che, quando escono dalla fabbrica, devono essere ancora configurati e istruiti. Per questa ragione è importante investire nella crescita professionale degli operatori incaricati di 'insegnare' alle macchine ad eseguire adeguatamente i propri compiti. Un'attività che assumerà un'importanza crescente, sia per la progressiva diffusione di queste apparecchiature, sia per la necessità di svolgere attività sempre più delicate e sofisticate negli specifici campi applicativi. Lo sviluppo tecnologico, infatti, permette di creare macchine progressivamente più semplici da gestire e configurare ma, allo stesso tempo, contente di inserire funzionalità innovative, che richiedono il supporto di personale tecnico in grado di sfruttare al meglio simili innovazioni. 

Automi stile anni Ottanta
Negli ultimi trent'anni i robot hanno vissuto un'evoluzione impressionante dal punto di vista tecnologico e prestazionale. Confrontando un robot attuale con uno realizzato negli anni Ottanta è interessante notare come le stesse prestazioni possano essere ottenute con un costo ridotto del 70%, mentre i nuovi materiali e le tecnologie costruttive abbiano permesso di dimezzarne il peso. Contemporaneamente è necessario il 30% di componenti rispetto al passato, mentre l'assemblaggio richiede un quinto del tempo richiesto trent'anni fa. Da sottolineare, inoltre, come sia migliorata anche la manutenzione, con costi ridotti ad un terzo, e siano raddoppiate le performance.

Robot a sostegno di una produzione ‘localizzata’ - Ultima modifica: 2009-10-07T12:48:41+02:00 da La Redazione